Per questo tema le premesse sono veramente superflue. Sui cambiamenti climatici e la scarsità delle risorse idriche l’informazione è abbondante ed efficace. Perciò entriamo direttamente nell’argomento giardino senza acqua.
Tra il giardino secco, da non bagnare mai e quello con irrigazione programmata tutte le sere ci sono tutte le possibilità intermedie: scegli tu il grado di “asciutto” che preferisci. Poi possiamo studiare il modo di rendere meno acqua-dipendente il nostro giardino già formato e a cui siamo affezionati.
Possono esserci soluzioni miste interessanti, che adesso valutiamo insieme.
Piante che hanno bisogno di pochissime annaffiature
Sono le piante mediterranee tipiche della macchia mediterranea o di altre aree geografiche con lo stesso clima. Le piante mediterranee hanno la caratteristica di vegetare e fiorire nelle stagioni più miti e umide: quindi la primavera, l’autunno e, dove possibile, anche d’inverno. L’estate è il periodo della stasi vegetativa, quando le fioriture e la nuova vegetazione sono assenti. La maggior parte delle specie non perde le foglie d’inverno e la loro consistenza è adattata per resistere al caldo e al secco: sono coriacee, cerose oppure piccole e ricoperte di peluria finissima che dà il caratteristico colore argentato. La forma delle foglie è fatta per convogliare le gocce di pioggia verso il fusto per essere raccolta dove la pianta sa di poterla assorbire. I peli che ricoprono le foglie servono a limitare la traspirazione, ma anche ad assorbire la rugiada notturna.
Adattamento delle specie alle condizioni ambientali: che meraviglia!
Un consiglio generale, che vale un po’ per tutte le specie, (tranne quelle più sensibili al freddo) è quello di acquistare piante piccole e piantarle in autunno. Così avranno modo di iniziare a sviluppare le radici nella stagione mite e piovosa dell’autunno; in inverno approfittano della pausa vegetativa per ambientarsi e all’inizio della primavera ripartono con la radicazione già avviata e la disponibilità delle piogge.
Elenco delle specie per il giardino senza acqua:
(escludendo le specie più sensibili al freddo)
Aster (Aster novi-belgii)
Ballota (Ballota pseudodictamnus)
Bulbose a fioritura primaverile.
Caprifoglio (Lonicera caprifolium)
Cisto (Cistus, varie specie)
Convolvolo ( Convolvulus cneorum)
Corbezzolo (Arbutus unedo)
Danae racemosa
Elicriso (Helichrysum italicum)
Elleboro (Helleborus niger e altri)
Euphorbia (Euphorbia characias)
Ginepro (Juniperus communis)
Ginestre (Spartium junceum, Genista lydia)
Garofanino
Graminacee
Ilatro (Phillyrea angustifolia)
Leccio (Quercus ilex)
Lentisco (Pistacia lentiscus)
Oleandro (Nerium oleander)
Palma nana (Chamaerops humilis)
Rosmarino (Rosmarinus officinalis)
Santoreggia (Satureja montana)
Timo (Thymus nelle varie specie)
Viburno tino (Viburnum tinus)
Queste sono solo alcune. A queste si possono aggiungere tanti nuovi arrivi dall’Australia o dal Sud America, facendo però attenzione alla resistenza alle basse temperature.
Se questa selezione ti sembra troppo austera, puoi sempre concederti qualche pianta che richiede più acqua anche d’estate.
Per le piante mediterranee o simili dobbiamo impegnarci a dare regolarmente acqua solo al primo anno, o meglio alla prima estate. Appena dopo il trapianto bisogna assistere queste piante come qualsiasi altra: creare una conca intorno per contenere l’acqua, annaffiare subito in abbondanza per far assestare il terreno intorno alla zolla e ribagnare, sempre con la canna, tutte le volte che la terra comincia ad asciugarsi. Non fidiamoci dell’impianto a goccia, perché le radici non sono ancora abbastanza attive da trovare il punto del gocciolamento. Dopo questo periodo le radici cominceranno ad essere abbastanza lunghe per scendere ed infiltrarsi dove sentono l’umidità. Dopo il primo anno faremo delle bagnature estive solo nei momenti più critici, due o tre volte durante l’estate, per evitare di fare morire le piante. Le annaffiature estive saranno bagnature profonde, come dirò più avanti.
Ci sono poi alcuni ACCORGIMENTI o tecniche che possono fare la differenza nella riuscita del giardino.
- preparare il terreno
Se il terreno è prevalentemente argilloso è indicato aggiungere materiale inerte come lapillo vulcanico, ghiaino, pomice per evitare i ristagni e l’asfissia radicale in caso di piogge abbondanti e prolungate. Questa correzione evita anche che si formino le crepe profonde nei momenti di siccità. Le crepe sono dannose per le piante perché strappano le radici e perché favoriscono l’evaporazione dell’acqua dagli strati più profondi del terreno.
- coprire la terra
L’obiettivo numero uno è sempre limitare l’evaporazione. Se vogliamo arrivare al giardino senza acqua dobbiamo conservare il più possibile l’acqua nel terreno. Allora via libera a lastre di pietra per disegnare i percorsi, pacciamatura con tessuto ricoperto di ghiaino (non intorno al colletto delle piante!), grandi sassi fra le piante. Questi elementi ci daranno diversi vantaggi: sotto i sassi si conserva l’umidità e le radici andranno a cercarla, ma i sassi ci permettono anche di ridurre il numero di piante e decorare allo stesso tempo.
- bagnare in profondità
Quando le piogge scarseggiano oppure quando le piante sono piantate da pochi mesi e non vogliamo rischiare di perderle, evitiamo di bagnare poco e spesso. Facciamo delle bagnature più distanziate nel tempo e profonde, cioè abbondanti, per portare l’acqua in profondità e indurre le radici ad allungarsi.
- impianto goccia a goccia
Al momento della realizzazione del giardino è meglio prevedere un impianto d’irrigazione a goccia. Ma non avevamo detto: giardino senza acqua? Si, certo. Ma quando capitano dei lunghi mesi senza piogge e le piante hanno bisogno di un minimo per sopravvivere, come facciamo a dare acqua usandone il minimo indispensabile? Sulla terra abbiamo steso il telo e poi la pacciamatura e qualche sasso e le tappezzanti in altri punti… Se bagniamo dall’alto, tutti questi materiali assorbiranno acqua che non arriva alle radici e che evaporerà rapidamente. Inoltre l’acqua data in superficie comincerà a correre in tutte le direzioni, tranne che intorno alla pianta. Quindi meglio la cosiddetta microirrigazione con un tubo gocciolante appena sotto la superficie, che non spreca neanche una goccia d’acqua.
Tutti questi accorgimenti possono essere applicati anche ad un giardino già esistente, che non è stato creato come giardino senza acqua. Per esempio, se abbiamo l’angolo delle ortensie che chiede acqua tutte le sere da giugno a settembre copriamo tutta l’aiuola con corteccia e aggiungiamone ogni anno, perché si decompone e sparisce. In più la corteccia di conifere acidifica il terreno. Perfetto, no?
Balcone senz’acqua
Anche un balcone può essere allestito con piante che usano poca acqua. Tutti pensano alle piante grasse da balcone come poco interessanti e di scarso effetto. In realtà si può giocare su altri fattori come la disposizione ordinata dei vasi, il design del vaso, il colore particolare. Questi elementi contribuiranno a dare un’immagine del tuo balcone curata e originale. Un accorgimento che in questo caso funziona sempre è l’uso della stessa specie per tutti i vasi di un balcone. Al momento della fioritura l’effetto ”WOW” è assicurato!
Le specie possono essere:
Delosperma cooperi
Sedum palmeri
Sedum reflexum
Tradescantia pallida
Sedum sieboldii
Sedum di altre varietà
Sempervivum nelle diverse specie
Per avere piante belle e fiori abbondanti sul balcone, l’accorgimento più importante è usare vasi grandi e terriccio drenante di buona qualità.
Il balcone senza acqua può rispondere all’esigenza di risparmiare acqua, ma anche tempo! Ovviamente il sistema “vaso” non può essere completamente autosufficiente e accontentarsi semplicemente delle piogge. Quando nel vaso finisce l’acqua, bisogna darne. Ma con queste piante è sufficiente UN SOLO innaffiatoio per bagnare tutto il balcone!
E IL PRATO?
Le alternative al prato inglese esistono e ovviamente hanno caratteristiche diverse.
Si possono usare delle tappezzanti molto resistenti come la Lippia repens (o Phyla nodiflora), verde da aprile a dicembre in Pianura Padana. E’ il tappezzante più resistente al calpestio, va irrigato solo all’inizio per diffondersi, ma una volta attecchito fa da solo, anche su terra poverissima o ghiaia. Con questa specie possiamo realizzare un vero prato senza acqua. Poi ci sono tante altre specie che coprono il terreno con caratteristiche adatte alle diverse situazioni di sole-ombra, altezze diverse, colori diversi. Alcuni esempi sono: Timo in diverse specie, Santoreggia, Sedum, Frankenia laevis, Mazus reptans.
La pioggia è la risorsa vitale per un giardino e bisogna imparare a sfruttarla il più possibile. La raccolta dell’acqua piovana in una cisterna è la soluzione più semplice per disporre di una scorta d’acqua. Ogni litro che riusciamo a conservare è un risparmio di acqua potabile. Sul mercato ci sono tantissimi modelli: cisterne interrate o esterne, di design o spartane, davvero tante.
Anche la tecnica del secchio per conservare l’acqua “pulita” ma non potabile del lavaggio delle verdure in casa è validissima e molto gradita dalle nostre piante (senza detergenti o bicarbonato!). Basta fare un piccolo giro in rete per trovare mille suggerimenti.
Stai già pensando a come puoi intervenire per affrontare la prossima estate? Bene.